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Nel panorama delle imposture di questi tempi  ora più che mai si affaccia il desiderio di tradire Dio in nome della fratellanza fra le genti.
Quest'inganno che si ritrova anche nei romanzi profetici di Benson e Solovev è proprio dei tempi anticristici.
Quando è Cristo fattore di divisione (propone il maligno) tanto vale liberarsene  e scegliersi una spiritualità "fai da te" senza vincoli e comandamenti che metta d'accordo tutti.
La questione però è che chi  rifiuta  Cristo e la sua Chiesa va all'inferno e questo  passo del Vangelo che segue rappresenta molto bene gli inganni  rappresentati da altre "vie" o ingressi per il Regno dei Cieli:
«In verità, in verità vi dico: chi non entra nel recinto delle pecore per la porta, ma vi sale da un'altra parte, è un ladro e un brigante. ....Chi invece entra per la porta, è il pastore delle pecore. ......In verità, in verità vi dico: chi non entra nel recinto delle pecore per la porta, ma vi sale da un'altra parte, è un ladro e un brigante. Chi invece entra per la porta, è il pastore delle pecore. "
Giovanni






Senza tener conto poi che la spiritualità "fai da te" è una forma di idolatria verso se stessi e l'idolatria è in abominio a Dio essendo essa stessa  un prostarsi a satana attraverso dei feticci che passano soprattutto adesso attraverso forme attuali di vanità  in cui uno celebra se stesso come fonte di illuminazione spirituale,  in buona sostanza praticamente ci troviamo di fronte ancora inganno della Genesi.

Il brano che segue, tratto da "le perle del tantra", è fortemente rappresentativo di questo inganno luciferino che fa presa sulle ultime generazioni di credenti che sono fortemente sedotte da quella fratellanza senza salvezza per la propria anima:




“"Durante le vacanze di Natale del ’92 abbiamo ospitato una famiglia indiana nella nostra casa, una famiglia di casta brahminica, proveniente da Bangalore. Li portammo a visitare Pisa e, naturalmente, la torre pendente e la meravigliosa piazza del duomo. L’anziana madre, fedelissima Indù e seguace di Saj Baba, non appena entrata nella cattedrale prese di sua spontanea volontà una candela e la accese ponendola sotto l’immagine di S.Francesco, poi si inginocchiò e, con atteggiamento sinceramente e profondamente concentrato, pregò per un paio di minuti. Allora la piccola donna vestita col suo caratteristico sari, con la pelle scura e gli occhi intensi, si alzò rivolgendosi a me e disse con uno grande sorriso: – I have always considered S.Francesco as one of my most favourite and beautiful Saints! -. In quel momento mi sono domandato se i miei amici cattolici, che assai spesso, di ritorno dall’India, mi avevano mostrato i loro trofei fotografici con la moschea di Agra e i templi Indù di Benares o di Madras, e quelli Buddhisti del Ladhak o quelli Sikh del Punjab, si fossero mai inginocchiati a pregare in estasi profonda di fronte alle immagini di Shiva, di Vishnu, di Krishna o di Buddha e, non senza vergogna, ho percepito la profonda differenza fra l’atteggiamento tradizionale cristiano e quello orientale, nei confronti della spiritualità”.









Ovviamente gli induisti in questione poco conoscevano San Francesco altrimenti avrebbero saputo che avrebbe chiesto loro di convertirsi:
 

[Discorso di San Francesco d'Assisi al Sultano]

"«Se, tu col tuo popolo, vuoi convertirti a Cristo, io resterò molto volentieri con voi. Se, invece, esiti ad abbandonare la legge di Maometto per la fede di Cristo, dà ordine di accendere un fuoco il più grande possibile: io, con i tuoi sacerdoti, entrerò nel fuoco e così, almeno, potrai conoscere quale fede, a ragion veduta, si deve ritenere più certa e più santa» (...) «Se mi vuoi promettere, a nome tuo e a nome del tuo popolo, che passerete alla religione di Cristo, qualora io esca illeso dal fuoco, entrerò nel fuoco da solo. Se verrò bruciato, ciò venga imputato ai miei peccati; se, invece, la potenza divina mi farà uscire sano e salvo, riconoscerete Cristo, potenza di Dio e sapienza di Dio, come il vero Dio e Signore, Salvatore di tutti» Ma il Sultano gli rispose che non osava accettare questa sfida, per timore di una sedizione popolare. Tuttavia gli offrì molti doni preziosi; ma l’uomo di Dio, avido non di cose mondane, ma della salvezza delle anime, li disprezzò tutti come fango."





Infatti San Francesco la Bibbia la conosceva molto bene diversamente dall'autore del libro in questione:
Non ti prostrerai davanti a loro  (idoli) e non li servirai. Perché io, il Signore, sono il tuo Dio, un Dio geloso, che punisce la colpa dei padri nei figli fino alla terza e alla quarta generazione, per coloro che mi odiano, [6]ma che dimostra il suo favore fino a mille generazioni, per quelli che mi amano e osservano i miei comandi.
Esodo


 

350 D. Perché si dice in principio: Io sono il Signore Iddio tuo?

R. In principio dei comandamenti si dice: Io sono il Signore Iddio tuo, perché conosciamo che Dio, essendo il nostro Creatore e Signore, può comandare quello che vuole, e noi, sue creature, siamo tenuti ad obbedirgli.

351 D. Che cosa Iddio ci ordina colle parole del primo comandamento: Non avrai altro Dio avanti di me?

R. Con le parole del primo comandamento: Non avrai altro Dio avanti di me, Iddio ci ordina di riconoscere, di adorare, di amare e servire Lui solo, come nostro supremo Signore.

Catechismo Maggiore San PIO X




 
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